Storia Di Una Farfalla: Il Grande Rifiuto al Riconoscimento Sociale

La mia infanzia è stata un disastro. I miei genitori litigavano quasi tutti i giorni e io sono cresciuto con mille ansie. Insomma, la vita di nessuno è quella della famiglia del Mulino Bianco. Sulla rete invece la gente tende a trasmettere solo il positivo che c’è nelle loro vite, e spesso questo positivo è anche fasullo, inventato.

Io non sono un superuomo, non sono un nuovo tipo di Dio e non tutti i giorni mi sveglio di buonumore. Anche io ho i miei problemacci come tutti. Nella mia vita svolgo come tutti tante attività. Quello di cui parliamo qui è di trading, quindi sul blog parlerò prevalentemente della mia vita da questo particolare punto di vista. Ma in realtà il trading rappresenta solo una piccolissima parte della mia vita. Il fatto che io sia professionista da tanti anni e che abbia una certa esperienza nel settore non mi limita ad identificarmi solo con l’essere trader.

Io vivo di trading, ma appunto non sono solo un trader. Come del resto chi svolge il mestiere di idraulico non sarà solo un idraulico nella vita, ma anche uomo, padre, zio, lettore, consumatore, collezionista di francobolli, marito, amante, ecc…

Identifichiamo le persone e le ricordiamo solo con il mestiere che fanno per vivere. Allo stesso modo in cui classifichiamo i vari tipi di api nell’alveare: regina, operaia, fuco e via dicendo. Questo atteggiamento nei confronti degli altri dal mio punto di vista è profondamente riduzionista e se vogliamo irrispettoso.

Per la società noi siamo solo il mestiere che facciamo. Quindi, si fotta la società. Io per prima cosa sono Vittorio. Ho le mie idee, i miei obiettivi nella vita, i miei problemi, le mie gioie e i miei dolori.

“Piacere, io sono Gennariello. Tu come ti chiami? Maria Addoloratissima. Io sono macellaio, tu cosa fai nella vita? Io sono una barman.” E avanti così.

Solitamente la prima cosa che si chiede dopo il nome è “cosa fai nella vita?”. Della serie, “ma un cucchiaino di cazzi tuoi no?”. E’ una domanda bella invasiva. Ed è proprio a causa di questa invasione della privacy a cui siamo abituati che ci carichiamo di tensioni negative rispetto al nostro futuro lavorativo.

Devi avere la donna più bella, la macchina più costosa, la casa più grande, il lavoro più remunerativo di tutti, il pappagallo che parla più lingue di quello del tuo vicino di casa, e ovviamente una minchia durissima di cui tutte le cose precedenti sono un’estensione.

Io vivo una vita molto semplice, direi riservata. Ho capito che il riconoscimento della società è una grande illusione e non ha nulla a che vedere né con il proprio valore come persona, né tanto meno con la propria felicità. Ci sono tanti “ricchi e arrivati” che si suicidano, e molti giramondo squattrinati molto felici e spensierati.

L’universo di valori della nostra civiltà occidentale è, come tutti gli universi di valori, una grande invenzione e in quanto tale è pura finzione. La migliore scelta che ho fatto nella mia vita riguarda proprio questo aspetto: di quello che pensano gli altri di me non me ne frega assolutamente nulla. La vita è una sola e io cerco di vivermela sempre come voglio e come meglio credo.

Questo è il mio grande rifiuto al riconoscimento sociale. Uno sputo in faccia al mondo delle apparenze in virtù dell’universo della sostanza, dell’essenza.

E ti dirò, sto davvero molto meglio di prima. Da adolescente vivevo anche io con l’ossessione di raggiungere una posizione sociale. Oggi chi mi conosce sa che sono la completa antitesi di questa tendenza.

A vent’anni esatti si è compiuta la mia muta, come accade ai serpenti. E allora da bruco che ero mi sono trasformato in farfalla.

Libera, leggera e capace di guardare dall’alto e con pietà la società dei bruchi affannati all’inutile scalata sociale.

 

Buon volo a tutti
Sprappi
Il Segreto dei Market Movers

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