C’è chi mi crede pazzo. Ma la pazzia è un concetto molto relativo.
Spesso si proietta tale categoria quando si ha paura di qualcosa che oltrepassa il limite del sentimento comune. Alla fine la mia è semplicemente una vita differente. Un modello di vita basato non più sulla schiavitù bensì sulla libertà.
Libertà di fare quello che mi pare in qualsiasi momento. Libertà di dire oggi me ne rimango a cazzeggiare, tanto che me ne frega, i soldi mi entrano lo stesso e automaticamente. Sono un minimalista, mi piace vivere con poco e con pochi e fondamentali oggetti. Lo ammetto, questa non è una scelta, ma un’attitudine naturale che ho da quando ero un bambino.
Quando ascolto le storie dei lavoratori non posso fare altro che constatare un dato di fatto. La loro povertà risiede nella loro mente. Alla radice c’è la paura dell’ignoto. Il sistema si alimenta costantemente con la paura delle masse, e con la loro inettitudine indotta nel non riuscire a prendere la strada corretta all’emancipazione.
In tal senso avere qualcuno al fianco che sa come fare e c’è riuscito dà un grande vantaggio. Perché se sai come fare a diventare ricco e libero, che poi sono la stessa identica cosa, poi puoi replicare la modalità non una, ma infinite volte.
E la tua ricchezza non sarà più puntuale, bensì intergenerazionale.
Buon fine settimana
Sprappi
Ciao Vittorio in effetti è molto più semplice additare qualcuno come pazzo piuttosto che mettere in discussione se stessi e le proprie esistenze… le facili conclusioni e le (presunte) certezze si fondano sul presupposto di non cambiare realmente mai….meglio criticare il mondo e lamentarsene piuttosto che prendere in mano la propria vita in modo attivo..
Un saluto
Lorenzo
Ciao Lorenzo, hai colto alla perfezione il senso del mio discorso. La vera prigionia della gente comune risiede nelle sue rigide categorie psicologiche.
Buona serata
Vittorio