Quel curioso vizietto di incularsi i bambini

Quando ero ragazzino credevo che il mio punto di vista morale fosse assoluto. In pratica, a livello generale, negavo qualsiasi sorta di necessità politica nel mondo in quanto, almeno così credevo, le mie idee erano quelle giuste ed inconfutabili.

Ovviamente mi sbagliavo. La politica, ovvero il mestiere di governare i popoli, non è una faccenda banale, e si apre ad una moltitudine sterminata di interpretazioni diverse.

Il mio modo di approcciare l’universo oggi è quello di chi utilizza come strumento fondamentale di analisi della la sospensione del giudizio. Preferisco di gran lunga le relazioni alle battaglie dialettiche, e invece di cercare di capire chi e perché abbia ragione mi limito a guardare lo spettacolo dall’alto come un fruitore disinteressato e divertito.

Prendiamo un esempio eclatante: il pedofilo. Nella nostra cultura il pedofilo è una carogna umana, una aberrazione, un vero e proprio tabù vivente. Ma non è sempre stato così. Nell’antica Grecia era comune e normale che una persona adulta avesse relazioni sessuali con degli adolescenti in cambio della loro istruzione. Niente di più schifoso dirai tu! Eppure c’è qualcosa in questo esempio che mi ha portato a pensare molto.

Dal punto di vista assoluto il pedofilo è un semplice dato di fatto. Non è né un bene né un male. Come diceva Nietzsche, non a torto, il mondo è aldilà del bene e del male. Siamo noi che proiettiamo, con i nostri valori atavici e con le nostre leggi obsolete e anacronistiche, delle categorie morali su dei semplici e sterili fatti.

La vita, di per se stessa, non ha alcun valore. E’ l’uomo che gliene dà. Il dodicenne inculato a sangue è un dato di fatto. Né più e né meno come il movimento di un grafico. La borsa in sé stessa non è né buona né cattiva.

Semplicemente è. Come i pedofili, la vita e i delfini omosessuali.

Buona giornata

Sprappi

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