Lo stato, più sei controllabile, prevedibile, rintracciabile e facilmente solvibile, e più ti premia.
Non per niente la cellula dello stato è la famiglia. Se hai famiglia avrai un lavoro stabile, pagherai tutte le tasse e avrai paura di perdere quello che hai. Avrai dei figli che andranno a scuola. Per te sarà impossibile andare via, scappare, abbandonare tutto da un momento all’altro. Se poi sei uno statale non hai segreti. Lo stato sa quanto guadagni, quando spendi, cosa sogni e quante volte vai a defecare.
Se sei statale e sei single sei fottuto. Lo stato ti farà rimbalzare per il paese come una pallina da flipper anche per tutta la vita. Perché le famiglie hanno la priorità su tutto, anche sulla stabilità.
In sintesi, il sistema premia la tua fedeltà con dei piccoli, piccolissimi premietti. Come lo zuccherino che dai al cavallo per avere saltato correttamente gli ostacoli.
Lo stato ti controlla a tutto tondo. L’importante è che tu sia una brava pedina, che vieni spremuto di tasse e che paghi la pensione a quelli che sono stati sfruttati prima di te. E una volta che non servi più, lo stato ti butta via. La tua pensione sarà almeno un 30% inferiore del tuo stile di vita e da un giorno all’altro sarai più povero di un terzo. Ecco il premio per avere fatto il bravo cittadino pupazzoso per quarant’anni.
Se sei statale non puoi emanciparti o avere un altro lavoro. Lo stato te lo vieta. Tutta la tua vita viene consacrata al servizio della nazione e devi accontentarti della misera elemosina che ti viene elargita il 27 del mese.
Sii bravo, rispetta le leggi, sii in trappola, impaurito e vessato. Tutta la vita. La maggior parte delle leggi, più che tutelare il cittadino ne limitano la libertà e lo costringono in una maglia fitta che non gli permette il movimento.
Tutto è pronto, tutto è prestabilito per fotterti l’esistenza. Da quando nasci a quando diventerai cibo per vermi. Tutto è già scritto. E queste pagine puzzano di fogna e sopruso.
Spezza le catene
Un caro saluto
Vittorio
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