Tutti sappiamo cos’è la vita e cosa comporta per noi umani. Della morte invece non sappiamo molto in realtà. Religioni, filosofi, grandi pensatori del passato e del presente hanno dedicato vite intere a questa questione, senza mai riuscire a trovarne la quadra. Forse, a mio avviso, perché si cerca qualcosa che non c’è o comunque nel posto sbagliato.
Come non ricordiamo niente prima della nostra nascita perché fondamentalmente non esistevamo ancora, così con la morte forse non saremo più allo stesso modo. In tal senso l’esistenza diverrebbe una sorta di “regalo” (se così possiamo dire), una pausa tra un nulla e l’altro. Se così fosse sappiamo esattamente cosa c’è dopo la morte. Semplicemente il niente eterno. La morte potrebbe essere così un modo per sintetizzare in un istante il trascorrere di un tempo infinito. Ma qui stiamo già andando un po’ sul difficile… rientriamo quindi nelle nostre carreggiate.
La vita, che nessuno può sapere quanto durerà, è la nostra boccata d’aria dentro l’esistenza. Questa è l’unica cosa certa che sappiamo e anche l’unica cosa che realmente possediamo. Come abbiamo già detto molte volte, il tempo è la sola entità che è realmente nostra. Tutto il resto è in prestito, in affitto. Il mio corpo, i miei beni, gli oggetti che utilizzo durante la quotidianità. Tutto questo un giorno verrà perduto e non sarà più mio. Tutto quanto.
Ti sto scrivendo queste cose apparentemente banali, che tutti sanno, affinché possiamo mettere bene a fuoco il problema. Siamo abituati nella nostra quotidianità a comportarci come se fossimo esseri eterni. Mi racconta spesso mio padre che suo nonno a 82 anni piantò un piccolo albero dicendo che così vent’anni dopo vi avrebbe sparato le allodole sopra. L’uomo non vuole mai pensare al fatto di avere una data di scadenza, ma credo sia un approccio profondamente sbagliato.
Vivere come se non ci fosse un domani è pure sbagliato, una modalità assolutamente estrema ma nella direzione opposta. La verità e la giusta misura, come diceva il saggio Aristotele, spesso si trova in mezzo. Ci può stare vivere progettando il futuro, ma bisogna essere sempre consapevoli di ciò che siamo, ovvero di esseri destinati a scomparire.
Perché che ti piaccia o no, nulla dura per sempre. Neanche il nostro pianeta, neppure il nostro sole. Anche la nostra galassia sarà destinata a collassare e diventare qualcosa di diverso. Esatto, perché non scompariremo del tutto. I nostri atomi continueranno ad esistere, ma in altre forme, in altri corpi. In questo senso siamo sicuramente eterni. Ma la vita come la conosciamo no, quella sicuramente finirà e noi probabilmente finiremo con lei diventando qualcos’altro, forse anche nulla.
Approfittare del tempo che abbiamo è una occasione, una fortuna che potrebbe non ricapitarci mai più. Non sappiamo se il nostro essere si annullerà con la nostra morte, non lo possiamo sapere prima. Quello che possiamo fare è vivere al meglio il tempo che abbiamo. Perché che tu sia un re, uno spazzino, un generale o un disertore alla fine tutti faremo quella fine là. E non c’è da esserne tristi, anzi.
Bisogna essere grati dell’opportunità che abbiamo avuto e ringraziare per questo l’universo. L’importante è non tradire mai quello che siamo e vivere appieno e al meglio, nel nome del nostro essere più profondo con l’obiettivo di esprimerci ed evolverci il più possibile.
La vita si onora con la vita stessa, il modo migliore per non rinnegare mai la nostra essenza, per risplendere della nostra propria luce più vera e intensa.
Prima di quel momento in cui dovremo affrontare, che ci piaccia o no, l’inevitabile fatalità della livella.
Buona domenicanza a tutti miei cari
Vittorio
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