La festa del poveraccio alienato

Il primo maggio è per antonomasia la festa del poveraccio, per non dire del pezzente: il lavoratore. Chiunque si ritenga un lavoratore con la l minuscola deve sottostare a determinate regole. In primo luogo lavora per i sogni e gli obiettivi degli altri, e poi viene pagato molto ma molto meno di quello che realmente rende. E’ il prezzo per avere un contratto nel cassetto. Ti credi libero e sereno, ma intanto si mangiano la tua vita, si mangiano il tuo tempo.

Una firma e la tua vita è come fosse già finita.

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Siamo sull’oro a cinque minuti del primo maggio. Short alla creazione dei falsi minimi in un’area di altissimi volumi. Il profitto è eccellente. Entrati con tre contratti portiamo a casa 1170$ a orario aperitivo.

Mi fanno molta pena le persone che timbrano il cartellino. E’ come se 1984 di Orwell si incarnasse nel loro gesto. Come se il Grande Fratello del Sistema (e non quello delle troie in televisione) ridesse ogni volta che entri al lavoro, contento di succhiarti le energie fino al midollo. E per cosa? Per riuscire a malapena a chiudere la quarta settimana?

Pensa poveraccio, pensa. Puoi smettere oggi stesso di essere il miserabile che sei semplicemente imparando a generare ricchezza da chi sa come generarla. Non aspettare che l’abitudine di consumi. La tua ripetitività nei gesti non è altro che la proiezione del vecchio decrepito irrisolto che sarai un giorno.

Non permettere a nessuno di succhiarti il midollo. Impara tu stesso a cucinare l’ossobuco dalle carcasse inermi dei tuoi avversari.

E allora sarai tu a ridere guardando i pezzenti timbrare.

Buona giornata

Sprappi

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