Pian piano, molto lentamente, questo 2020 sta scivolando via. Se dal punto di vista dei mercati e della loro volatilità è stato un anno molto buono, altrettanto non lo possiamo dire per quello che accade nel mondo reale di tutti i giorni.
Tutti in attesa di un vaccino che probabilmente non sarà risolutivo al 100%, ma che sarà di certo meglio di niente.
Intanto, i mercati di tutto questo se ne fregano (apparentemente) e continuano a segnare nuovi massimi storici.
Ma chiaramente c’è massimo e massimo.
Consideriamo un massimo storico come un importante area di accumulo ordini. Sopra quel massimo sono posizionati due tipi di ordini stop differenti. Il primo tipo è rappresentato dagli stop loss dei ribassisti, il secondo tipo invece è dato dai pendenti di coloro che pensano di entrare long alla rottura. In entrambi i casi si tratta sempre e comunque di ordini long.
Più ci si avvicina velocemente al suddetto massimo storico e più è probabile che la rottura sia falsa. Più ci si approssima invece “a gradini” al livello e più è probabile invece che la rottura sia vera.
I miei allievi conoscono bene questo concetto: più una accelerazione è veloce e più è probabile che dentro di sé abbia dei buchi (degli zeri come si dice in gergo) che dovranno successivamente essere ricoperti dal prezzo.
Quello sopra è il grafico mensile del Mini S&P 500. Ragionando bene sulla costruzione dei massimi che ti ho segnato è possibile capire anche intuitivamente di cosa stiamo parlando.
Sono queste alcune delle idee che stanno alla base del concetto di falsa rottura istituzionale, e che ci premettono di ottenere giorno dopo giorno e nel tempo un vantaggio sulla maggioranza degli attori retail presenti sul mercato.
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Buona giornata
Sprappi
Quindi, inevitabile apocalisse ribassista, ma quando però…. forse andavano invertite le ultime due cifre della fine del mondo del calendario Maya: da 2012 a 20.. 🙂
Ciao!
Sono probabili dei ribassi anche importanti, è vero. Ma come sempre le sfere di cristallo le lasciamo ai santoni coi lampadari in testa.
Un abbraccio caro Stefano
Vittorio