Ecco Perché NON Siamo Una Generazione di Fannulloni

Parlare di lavoro in questi tempi è davvero molto difficile. Già prima dell’emergenza Coronavirus il nostro paese era messo davvero con le pezze al culo. Dopo l’emergenza è stato dato definitivamente il colpo di grazia. Il lavoro dipendente, quello degli anni d’oro del boom anni ’60, non esiste più. A quei tempi un singolo stipendio era qualcosa di più che dignitoso. Tutti abbiamo avuto qualche nonno che con un solo reddito in casa ha mantenuto moglie, figli e magari ha pure acquistato uno o due appartamenti.

Oggi una realtà del genere è solo un ricordo. Una ragazza o un ragazzo laureato il più delle volte fa fatica a mantenere se stesso e ha magari ancora bisogno dell’aiuto materiale dei genitori. Dicono che la mia sia una generazione che non ha voglia di lavorare. Cazzata pazzesca. Se ci paghi bene la voglia di lavorare si trova eccome. Ma se mi devo fare il culo per non riuscire neppure ad arrivare a fine mese è chiaro che preferisco mangiare pane e cipolla ma essere libero. La libertà ha un enorme valore per me e i miei coetanei. E non si può pensare che oggi un giovane voglia rinunciare al proprio prezioso tempo, alla propria inestimabile gioventù per un pugno di noccioline.

Quando intorno ai vent’anni studiavo all’università e intanto cominciavo a muovere i primi passi sui mercati finanziari ero tutt’altro che un fannullone. Le mie giornate erano molto intense e piene, e capitava spesso che terminavo le mie attività quotidiane la sera tardi, poco prima di andare a letto.

Certo, sarebbe più comodo e semplice trovare un lavoro anche a tempo determinato e continuare così nel precariato potenzialmente tutta la vita. Questo è quello che fa la maggior parte della gente. E infatti la gente è perlopiù schiava del proprio lavoro. Meno comodo è invece impegnarsi tanto per un sogno, un obiettivo, e acquisire le competenze utili in tempi ragionevolmente brevi. Magari in qualche anno. Investi tempo oggi per averne molto di più domani.

Questa è la storia della mia vita. Ho lavorato duramente per acquisire le conoscenze e le abilità necessarie. E adesso sembra quasi che passi le giornata a fare poco e niente. In realtà tutto il grosso del lavoro l’ho fatto appunto a ridosso dei vent’anni. Non so se mai avrò un figlio. Ma semmai ne avrò uno cercherei di trasmettergli la seguente idea. Diventa molto bravo in qualcosa. Non importa che cosa. Devi diventare bravissimo nella tua attività, uno dei migliori. Ma ripeto, non importa il tipo di attività che svolgi, questo insegnamento vale in tutti i settori. Ciò che importa è appunto il puntare all’eccellenza.

Solo così arriverai a grattarti le chiappe quasi tutto il giorno (in fondo due ore le lavoro anche io) e vivere di rendita. Ma in questo contesto rendita non vuol dire denaro, bensì competenze, abilità e talento nello svolgere il proprio mestiere.

 

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Buona gioventù (anche tardiva) a tutti
Vittorio

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