Gli indiani d’America classificavano i peni per dimensione, ma anche le vagine. Ci sono le daine, le più strette. Poi le giumente, mediamente larghe. Ed infine le elefantesse. In questo caso è come lanciare una salsiccia nel traforo del Monte Bianco.
La prima volta che ho fatto sesso lei era piuttosto larga. Io non sono certo superdotato, in dimensioni sono qualche centimetro sopra la media. Ma si vede che non bastava. Insomma, tra il fatto che lei ce l’aveva larga e il preservativo troppo grosso sono durato un casino. Non riuscivo a venire. Per lei era cosa buona, ma io sentivo l’infarto imminente. Alla fine ce l’ho fatta, ma quasi al costo del miocardio.
Cosa non si fa per svuotarsi le palle.
La prima volta invece che l’ho messo nel culo a una donna è andata peggio. Ma per lei. Non avevo lubrificanti tipici, e allora ho adottato il metodo di Ultimo tango a Parigi, il metodo di Marlon Brando. Ho usato il burro. Il risultato è che io le ho sborrato tutto lo sborrabile nei meandri del suo intestino. Lei invece ha sofferto per sei mesi di ragadi anali.
La vita è tutta una faccenda di prospettiva, di buchi se vogliamo. Quando infili la tua esistenza nel buco sbagliato corri dei rischi ma puoi anche godere come un porco assatanato.
La strada più rischiosa può sembrarti più pericolosa. Ma sarà quella alla fine che ti potrà dare di più. Meglio un lavoro da dipendente (vagina) o essere liberi (culo)? Nel primo caso percorri la tua strada secondo canoni, ma rischi di vivere una vita piatta, monotona, povera e noiosa. Nel secondo caso invece, abbracciando l’irriducibile incertezza insita nell’esistenza, puoi godere potenzialmente senza limiti, e vivere appieno la tua esistenza con creatività, energia e soprattutto fuori dagli stupidi e truffaldini canoni del sistema.
L’unico rischio? Tirare fuori il tuo cazzo sporco di merda.
Buona nutellata a tutti
Vittorio
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